L'opera vuole essere una riflessione sulla figura emblematica della "mondina" e del suo stretto rapporto con il territorio, inteso sia come paesaggio naturale, sia come habitat socio-culturale.
L'opera mette in scena, sfruttando la bipartizione della parete, due figure principali, quasi speculari, che ritraggono la mondina nelle due azioni peculiari del suo lavoro, cioè quella di "mondare" la risaia dalle erbe infestanti (a destra) e quella di "trapiantare" la pianta del riso (a sinistra).
Con un enfasi sul lavoro e sulla fatica, sull'immaginario evocato dalla schiena curva e dai piedi nudi, il muro dipinto diventa quindi non una mera descrizione folkloristica, ma un omaggio vivido della donna, la cui gestualità è pregna di istanze sociali e culturali sempre vive: la lotta contro lo sfruttamento, vista come l'estirpare l'erba cattiva del pregiudizio, del potere patriarcale, del vecchio preconcetto e il piantare i germogli, intesi come simbolo di un futuro di uguaglianza e giustizia, di nuova presa di coscienza del sè e dei propri diritti di essere vivente.
Le figure si pongono all'interno di uno sfondo/paesaggio pulsante di vita sottesa; flora e fauna intrise quasi di uno spirito animistico, un sentire contadino, poetico a suo modo, che inserisce l'essere umano all'interno di una gestualità brulicante e ferina e che sembra far eco ad una figurazione naif popolare.
Artista: NICOLA ALESSANDRINI (Macerata)
Anno di realizzazione: 2021